Buste paga più povere nel 2025. Arriva la batosta per alcuni lavoratori decisa dal Governo Meloni, famiglie incredule.
Il governo Meloni ha avviato una riforma significativa del sistema di welfare italiano, con misure che colpiranno in modo diretto i genitori di figli adulti non autosufficienti. A partire dal 2025, verrà eliminata la detrazione fiscale per i figli a carico sopra i 30 anni, una decisione che avrà un impatto notevole sulle buste paga di molti lavoratori italiani.
Questa misura non solo rappresenta un aggravio economico per le famiglie, ma evidenzia anche una strategia politica più ampia volta a riformare il sostegno economico alle giovani generazioni. Negli ultimi due anni, l’esecutivo ha mostrato un approccio netto verso i neet, i giovani che non studiano né lavorano e rimangono a carico dei genitori.
Ecco perché le buste paga saranno più povere e per chi
Un passo significativo è stata l’introduzione di regole più severe per il calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE). I figli maggiorenni, che non convivono con i genitori e non hanno un reddito superiore alla soglia di indipendenza economica, devono essere inclusi nel calcolo dell’ISEE familiare. Questo ha ridotto l’accesso all’Assegno di Inclusione per molte famiglie, poiché il reddito totale del nucleo familiare aumenta con la presenza di figli adulti a carico.
A partire dal 2025, la situazione si aggraverà ulteriormente con l’eliminazione delle detrazioni fiscali per i figli a carico sopra i 30 anni. Fino a oggi, i genitori potevano contare su detrazioni che arrivavano fino a circa 80 euro mensili, con un impatto annuo che poteva superare i 950 euro per ogni figlio. La perdita di queste detrazioni si tradurrà in una diminuzione del reddito disponibile, costringendo i genitori a sostenere economicamente figli adulti che non contribuiscono al bilancio familiare.
La logica dietro queste misure sembra essere quella di incoraggiare i giovani a intraprendere percorsi di autonomia economica e professionale. Tuttavia, penalizzare i genitori, piuttosto che incentivare i figli a trovare lavoro o proseguire gli studi, solleva interrogativi etici e pratici. Le famiglie, già provate da difficoltà economiche, si troveranno ulteriormente appesantite da oneri fiscali, mentre i giovani rimarranno nell’incertezza.
Inoltre, mantenere le detrazioni per i figli disabili, mentre si eliminano quelle per gli altri figli, può apparire come una misura discriminatoria. Questa decisione, sebbene giustificabile dal bisogno di supportare le famiglie con disabilità, rischia di stigmatizzare ulteriormente i giovani adulti disoccupati.
Cosa succede adesso
Queste politiche pongono interrogativi sul futuro del mercato del lavoro italiano e sulla capacità delle famiglie di sostenere i propri figli. L’aggravio fiscale previsto per il 2025 potrebbe rivelarsi un ulteriore ostacolo per molti genitori, costretti a rivedere il proprio bilancio familiare e a rinunciare a spese essenziali.
In conclusione, la riforma delle detrazioni fiscali per i figli a carico sopra i 30 anni non è solo un cambiamento normativo, ma un vero e proprio cambio di paradigma nel modo in cui il governo italiano affronta la questione della dipendenza economica dei giovani. Senza politiche di sostegno per l’occupazione giovanile e la formazione professionale, queste scelte potrebbero generare più problemi di quanti ne risolvano.